Giovedì 28 novembre Quartiere Campidoglio si anima di eventi:
Incontri al MAU a cura del Moica Piemonte aps
Giovedì 28 novembre 2024 ore 15,30 incontro con Domenica Nardo, pedagogista ed esperta in competenze trasversali, autrice di “Le mie mani al centro della terra” un romanzo che appartiene al genere letterario autobiografico con risvolti in problematiche sociali, in cui ognuno si può riconoscere. Le tematiche infatti spaziano dalla “questione meridionale” all’ immigrazione, l’emarginazione, la malattia degenerativa e la depressione e molto altro.
Galleria del MAU, Via Rocciamelone 7/c, Torino
L’iniziativa fa parte del progetto Fucina Campidoglio per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2024
Insieme a Teatromobile/Urban Experience ed Antescena:
ore 18:00 Bunker antiaereo (Piazza Risorgimento)
Walkabout-narrazione 763 tonnellate di bombe con Beppe Rosso e Carlo Infante
18.45 walkabout L’arte urbana a Campidoglio con Museo Arte Urbana
Per scoprire la natura svelata di un Quartiere ricco di arte grazie alla progettualità di Edoardo Di Mauro recentemente scomparso
ore 19:30 Teatro Mobile in Le mosche alla barriera di Francia
Teatro Mobile in Mosche alla barriera di Francia da Sartre, con Roberto Andolfi, Claudia Frisone, Annarita Colucci, Dario Carbone, Raffaele Gangale, musiche di Lifepods con interventi dal vivo di Jason La Mecca
ore 21:00 CVT (Via Medici 28) Antescena in Nel riflesso dell’altro – il senso dell’accoglienza
Antescena in Nel riflesso dell’altro – il senso dell’accoglienza, di e con Silvia Nati, Cristiana Voglino, Mattia Brogi Mariani e musiche in scena eseguite da Fabrizio Mirra FUORI PROGRAMMA
Scritto da Silvia Nati e Cristiana Voglino.
In scena: Mattia Brogi Mariani, Fabrizio Mirra, Silvia Nati, Cristiana Voglino
Lo spettacolo “Nel riflesso dell’altro” nasce dall’urgenza di riflettere sul tema dell’accoglienza nel nostro paese. Nell’articolo 10 della Costituzione italiana si legge: «… Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica…»
Eppure, ormai anche a livello istituzionale, si ragiona di migranti come se si trattasse di oggetti, di merci, ovvero di minacce; alla sicurezza, al lavoro, all’identità culturale… negando il riconoscimento della loro appartenenza all’umanità. Il significato stesso della parola “accoglienza” viene disilluso, dimenticato, sostituito. “Accoglienza” diventa sinonimo di tutela, contenimento, protezione, controllo e persino respingimento.
Per analizzare il tema, abbiamo voluto guardare il nostro mondo riflesso negli occhi dell’altro, gli occhi di chi arriva in Italia scappando da un incubo e inseguendo un sogno.
E in particolare negli occhi di un ragazzino privo di genitori, che nel crudo gergo burocratico si trasforma in “minore non accompagnato”.
Il testo nasce da un semplice fatto di cronaca: un ragazzino afghano viene scoperto aggrappato sotto un pullman in un’area di servizio e affidato alla Polizia. La cronaca giornalistica non dice altro. Utilizzando testimonianze reali, abbiamo provato a immaginare quale possa essere stato il suo futuro dal quel momento in poi.
Attraverso parole e musica percorreremo l’adolescenza di questo ragazzino impigliato tra le maglie di leggi spesso mal formulate e contraddittorie, sospeso in un tempo senza tempo di un centro di accoglienza, in attesa di sapere se lo Stato italiano gli darà o no la possibilità di costruirsi una vita, di riconoscerlo come “essere umano degno di un’opportunità”, di concedergli, in sintesi, un “permesso di soggiorno”.
In scena tre attori e un percussionista, si muovono all’interno del racconto da protagonisti di una storia che è specchio di mille storie, mille volti, mille realtà.