Venerdì 16 giugno 2017, dalle 18.30 alle 21.30, presso la Galleria del Museo d’Arte Urbana, via Rocciamelone 7 c Torino, inaugurazione di “Nuova Officina Torinese # quattro”, a cura di Edoardo Di Mauro e Daniele D’Antonio
Espongono : Viola Barovero, Gabriele Bosco, Giampiero De Gruttola, Viola Gesmundo
Fino al 24 luglio, lunedì ore 17-19 o su appuntamento
Sponsor Istituzionali : Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT
Sponsor Tecnici : OIKOS Colore e Materia per l’Architettura, Fiammengo Federico srl
Patrocinio : Accademia Albertina di Belle Arti
Partner : Officine Brand www.officinebrand.it, Tribù del Badnightcafè/Cabina dell’Arte Diffusa, Galleria Campidoglio www.galleriacampidoglio.it
Info : 335 6398351 info@museoarteurbana.it www.museoarteurbana.it

https://www.facebook.com/events/1834569960204062/

 

Dopo la seconda metà degli anni ’70, quando viene meno la spinta propulsiva delle avanguardie storiche della prima e della seconda metà del secolo l’arte si incammina lungo un percorso di citazione delle esperienze del passato in cui si può intravedere il rimpianto per la perdita di antiche certezze, atteggiamento che è rispecchiamento ed emanazione della parallela condizione strutturale della politica e della religione. Il nichilismo che caratterizza l’ultimo quarto del Novecento è figlio di questo stato di cose e l’arte ne affianca l’incedere con un atteggiamento di esasperato individualismo solo in determinati casi portatore di autentico rinnovamento linguistico.

Tuttavia in questi anni d’esordio del nuovo millennio si intravede la possibilità di una “terza via” al di là di improbabili volontà di restaurazione di una classicità statica o di un totale annullamento dell’arte nel reale e nella comunicazione : un atteggiamento che, pur partecipando alle vicende del quotidiano, interviene su di esse per gettarvi verità, resistendo al conformismo ed alla massificazione dell’opera per restituire all’arte grandezza progettuale e dignità estetica, e questo nonostante l’arte sia divenuta ormai componente non marginale della contemporanea “società dello spettacolo”.

L’ultima generazione affianca la valorizzazione della propria individualità con la riscoperta di una dimensione comunitaria del progettare, e l’uso delle nuove tecnologie con la consapevolezza dell’importanza di una corretta impostazione formale ; l’approdo è un risultato in cui spesso il linguaggio trascende l’immanenza del quotidiano in un eclettismo stilistico dove continuano a convivere e ad integrarsi varie possibilità espressive che allargano il campo della ricerca, con la pittura a giocare ancora un ruolo fondamentale di mediazione e sintesi dei linguaggi

Questa collettiva, a cura di Edoardo Di Mauro, è la quinta di una serie che si protrarrà nel tempo, in una accezione multidisciplinare, fino ad assumere i contorni di un vero e proprio “brand”.

La prima si inaugurò nel settembre 2015, all’epoca della collaborazione con la HulaHoop Gallery di Togaci Gaudiano nella sede del Museo d’Arte Urbana, con il titolo di “Nuova Officina Torinese # zero”, la seconda sabato 7 maggio 2016, in abbinamento ad una serata bianca in via Rocciamelone, la terza il 16 settembre 2016, la quarta il 24 febbraio 2017.

“Nuova Officina” getta lo sguardo sulla situazione attuale del panorama della giovane arte del capoluogo subalpino, da sempre luogo ideale per intuire i percorsi dell’avanguardia, con una particolare attenzione nei confronti di quella fucina di talenti che è l’Accademia Albertina di Belle Arti.

In mostra sarà possibile fruire di un ennesimo significativo spaccato della scena cittadina, fotografata in un momento di crisi e di passaggio, al tempo stesso caratterizzato da un intensa e quasi frenetica carica creativa, che si traduce in una miriade di eventi giornalieri, spesso collocati in luoghi e spazi poco canonici, con una estroversione ed una empatia che rivaluta la dimensione coniugata e comunitaria.

Nella Galleria del Museo d’Arte Urbana saranno presenti, venerdì 16 giugno 2017 dalle 18.30 alle 21.30, quattro autori.

Viola Barovero, studentessa dell’Accademia Albertina, adopera, come molti giovani della sua generazione, la pittura, vista come tramite privilegiato ed unico per trarre dalle cose del mondo la loro riposta poesia, rappresentandone l’intelligibilità. Dimensione privilegiata quella del ritratto, dove l’artista è in grado di esprimere con pennellate nitide ed essenziali, ed un uso delicato del colore acrilico, l’anima delle persone rappresentate , colta in un momento di distrazione percettiva, ma anche di divertito e talvolta deciso protagonismo, con velature di partecipazione empatica e sottile ironia.

Gabriele Bosco, studente della scuola di Pittura di Giuseppe Leonardi all’Albertina, adopera anch’egli questa disciplina, con rigore e consapevolezza, realizzando immagini in bilico tra realtà, sogno ed allegoria, e praticando una citazione consapevole di stili della storia contestualizzati al presente. Le tele di Bosco pongono la figura umana in primo piano, e sono centrate su un uso consapevole della volumetria e di un clima di sospensione metafisica che riecheggia lo stile ermetico e magico del Quattrocento italiano. I soggetti operano un corto circuito tra un passato remoto fatto di archetipi, ed un presente evocato, con l’artista spesso posto al centro di una composizione venata di richiami ad una dimensione “psichedelica”, ed evocante un distacco dal dominio del razionale in favore di una predilezione concessa all’immaginazione ed all’inconscio.

Giampiero De Gruttola, anch’egli pittore e studente dell’Accademia, parte nelle sue prime prove artistiche, alcuni anni fa, con una riflessione sulla poetica del corpo e sui vincoli che tuttora questo incontra nel pieno dispiegarsi delle sue potenzialità, all’interno della dimensione contemporanea, nonostante la presa di coscienza avvenuta negli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Attualmente De Gruttola pare avere spostato il suo interesse in direzione di una poetica del frammento, con una pratica disseminativa che sarà possibile ammirare in mostra. La “disseminazione” è una categoria usata, negli anni Settanta, dal filosofo Derrida relativamente al linguaggio, e dal critico e teorico d’arte contemporanea Filiberto Menna, ad indicare la dispersione dell’unità prospettica moderna e la mancanza di punti di riferimento precisi ed immutabili. .L’artista “disseminerà”, per l’appunto, una parete della galleria con una serie di dipinti di ridotte dimensioni, prevalentemente ispirati alla sua produzione recente, sculture aniconiche di piccolo formato, realizzate in gesso.

Viola Gesmundo è laureata in Architettura. Il suo stile e la sua attitudine professionale, pur nelle ovvie diversità, presentano aspetti simili, anche per età e studi, con quelle di Irene Ruiu, presente nell’ultima edizione di “Nuova Officina”. Anche Viola Gesmundo è un autrice inquadrabile in una dimensione di creatività allargata che rappresenta una delle componenti progettuali la cui comprensione è necessaria per leggere la nostra dimensione contemporanea. Così come sta venendo meno il concetto di galleria tradizionale, sostituito sempre più di frequente dalla dimensione ampia della “factory”, allo stesso modo molti artisti giocano su più fronti, mantenendo inalterata la coerenza della loro proposta. Viola Gesmundo passa dalla progettazione di spazi architettonici legati ad un nuovo concetto dell’abitare, alla pittura murale di grandi dimensioni, come testimoniato dall’importante opera realizzata lo scorso autunno sull’ex Dazio, oggi scuola pubblica per l’infanzia, di via Venaria 100, a Torino. Lo stile della Gesmundo, che predilige l’intervento dal vivo, è tratto dal mondo dell’illustrazione e del fumetto d’autore, in grado di rappresentare gli aspetti relazionali del vivere quotidiano con spirito ironico e disincantato.

Edoardo Di Mauro

 

18921669_895863617211988_8568479801910361782_n

NUOVA OFFICINA TORINESE # quattro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *